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La felicità è di per sé un bene comune a cui tutti devono avere pari accesso”. Questa è la visione di Enrique Peñalosa, che non è un fanatico idealista della teorizzazione astratta, bensì è un politico che è stato sindaco di Bogotà in Colombia per tre anni e ora gira il mondo diffondendo un messaggio per insegnare a migliorare la qualità della vita di coloro che vivono nelle città.

Il lavoro di Peñalosa è una speranza per tutte quelle città in via di sviluppo i cui problemi di povertà e degrado si ripercuotono sulla qualità della vita di chi le abita: “Se consideriamo il Terzo Mondo come metro di giudizio per analizzare il successo o il fallimento della società contemporanea, dovremmo considerarci dei perdenti”, dichiara Peñalosa. “Quindi, anche avendo a disposizione risorse limitate, dobbiamo sforzarci di inventare altri modi per ribaltare la situazione e garantire a tutti l’accesso a impianti sportivi, biblioteche, parchi, scuole e asili”.

Il programma di Peñalosa basa tutto il suo successo nella ferma convinzione che bisogna fornire alle classi meno abbienti servizi di “prima classe”, come strutture pubbliche e infrastrutture statali efficienti. Sembra un’idea utopica e impossibile da realizzare, eppure Peñalosa è riuscito a mettere in pratica questo importante cambiamento, fornendoci un esempio di come è possibile migliorare la qualità della vita di ognuno di noi.

Durante i tre anni in cui Peñalosa ha ricoperto la carica di sindaco di Bogotà (dal 1998 al 2001) la sua amministrazione ha raggiunto i seguenti traguardi:

– ha creato il TransMilenio, un rapido sistema di bus di transito (BRT), che trasporta mezzo milione di passeggeri al giorno su corsie riservate; il servizio offre quasi gli stessi vantaggi di una metropolitana ad un costo notevolmente inferiore;
– ha costruito 52 nuove scuole e ne ha ristrutturate altre 150, facendo aumentare del 34% il numero degli studenti iscritti;
– ha piantato 100.000 alberi e ha creato e ristrutturato complessivamente 1200 parchi e campi da gioco;
– ha costruito 3 biblioteche centrali e 10 di quartiere;
– ha aperto 100 asili per i bambini sotto i cinque anni;
– ha migliorato le qualità igenico-sanitarie dei quartieri poveri fornendo un servizio idrico a tutte le famiglie della città;
– ha acquistato un terreno non edificato nella periferia di Bogotà per evitare possibili speculazioni immobiliari, sviluppando inoltre un progetto edile che assicurerà la costruzione di un nuovo quartiere con alloggi a prezzi accessibili e ottime infrastrutture come parchi e scuole;
– ha creato una vasta rete di piste ciclabili che si estendono per 300 km oltre a sviluppare la strada pedonale più lunga del mondo (17 chilometri) che attraversa gran parte della città;
– ha ridotto del 40% il traffico cittadino imponendo agli automobilisti di lasciare a casa le auto nelle ore di punta due giorni alla settimana; inoltre ha aumentato le tariffe dei parcheggi per destinare la metà del ricavato al finanziamento di una nuova linea di trasporto pubblico e ha inaugurato la giornata annuale dei “senza auto” durante la quale tutti i cittadini senza alcuna distinzione di reddito o classe sociale sono invitati a effettuare spostamenti senza utilizzare le auto private;

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Questi risultati hanno potenziato il benessere generale dei cittadini di Bogotà, facendo diventare la capitale della Colombia una città-modello per l’innovazione sostenibile: altri centri urbani colombiani stanno sviluppando sistemi organizzativi simili a questi e decine di città in tutto il mondo, come Hong Kong, Città del Messico, Sydney, Ottawa, e Los Angeles, si stanno muovendo per attuare riforme come quelle di Bogotà.

“L’ economia, l’ urbanistica, l’ ecologia sono solo i mezzi che abbiamo a nostra disposizione, il nostro obiettivo è la felicità di tutti” dice Peñalosa riassumendo il suo lavoro. “Il minimo che una società democratica dovrebbe fare” continua “è offrire spazi pubblici ai cittadini. Le aree pubbliche non sono una frivolezza: creano senso di appartenenza e questo determina la formazione di un tipo diverso di società, una società in cui tutte le persone, senza distinzione di reddito o classe sociale, si incontrano e condividono spazi socialmente sani”.

Come dargli torto?