Concentratevi e provate ad immaginare come sarebbe la vostra vita se non esistesse la plastica, o meglio, se da un momento all’altro decideste di rinunciare ad un materiale non sempre riciclabile e che richiede l’impiego di prezioso oro nero per essere fabbricato. Vivere senza plastica significherebbe dover fare a meno di computer, telefono cellulare, automobile, tanto per prendere in considerazione i principali oggetti che ognuno di noi si trova ad utilizzare più o meno quotidianamente, tralasciando le varie suppellettili in plastica che accompagnano da decenni la nostra esistenza nelle diverse parti della giornata. Una famiglia austriaca, con coraggio, sta cercando di vivere rinunciando a tutto ciò che contenga plastica.
La protagonista di tale esperimento di riduzione del proprio impatto ambientale è Sandra Krautwaschl. Sandra vive nelle vicinanze di Graz, in Austria, ed ha da poco concluso la stesura del libro “”Plastickfrei Zone” (“Zona senza plastica”) nel quale racconta la propria esperienza e quella della sua famiglia in merito alla decisione di rinunciare ad un materiale che ormai da decenni è entrato a fare parte delle nostre abitudini quotidiane.
Tutto ebbe inizio nell’estate del 2009, quando, durante una vacanza in Croazia, Sandra si trovava ad essere sempre più stupita ogni volta che uno dei suoi tre figli le chiedeva con preoccupazione da dove provenissero tutti quei rifiuti che si accumulavano sulla spiaggia. Una simile e ripetuta domanda, tanto innocente quanto scomoda, ha spinto la mamma austriaca a riflettere sulla provenienza della plastica. Le sue prime riflessioni riguardarono come, anche nel caso in cui ci si trovi nel Paese con la più efficiente raccolta differenziata della plastica al mondo, gli oggetti costituiti da tale derivato del petrolio non sarebbero che potuti diventare dei rifiuti non sempre semplici da recuperare e da smaltire, una volta concluso il loro ciclo di vita.
Sandra si rese subito conto che, proseguendo ad acquistare prodotti realizzati in plastica o imballati all’interno di materie plastiche, non avrebbe fatto altro che contribuire ad ingigantire il problema della plastica, con riferimento sia al suo smaltimento (in Italia, ad esempio, le plastiche miste devono essere destinate alla raccolta dei rifiuti indifferenziati) sia alla dipendenza mondiale da essa. L’impulso definitivo alla rinuncia alla plastica venne per Sandra dalla visione del film documentario “Plastic Planet”, del regista Werner Boote, nel quale si mette in luce come la produzione della plastica, che può avvenire anche mediante l’impiego di sostanze potenzialmente cancerogene, e la continua abitudine al suo utilizzo possano mettere in pericolo sia la nostra salute che il Pianeta.
Una delle prime difficoltà incontrate da Sandra è stata quella di reperire della carta igienica non imballata in involucri di plastica. La soluzione fu quella di rivolgersi ai fornitori di carta igienica di alberghi e grandi strutture, dove ha potuto reperire carta igienica in carta riciclata imballata in involucri di cartone. Sostituire il classico spazzolino da denti di plastica con uno spazzolino da denti in legno e setole vegetali è stata una delle mosse successive, ed i seguenti cambiamenti d’abitudini sono venuti da sé. Sandra ora dichiara di vivere un’esistenza molto più semplice, tranquilla e confortevole, sensazioni positive il cui sopraggiungere è assicurato non appena si decide di rinunciare al superfluo.
fonte: www.greenme.it