Si, esiste, lo chiamano combustibile green e deriva dalla canna comune, quella che cresce sui margini di campi coltivati o sugli argini dei fiumi.

Non è fantasia e neanche becera utopia in saldo da terzo millennio: dopo anni di ricerca e sperimentazione, la Mossi & Ghisolfi produrrà nello stabilimento di Crescentino, in provincia di Vicenza, 40.000 tonnellate di bioetanolo derivante dalla canna comune. La sfida al petrolio è lanciata, con assalto all’arma bianca: Davide si scontra contro un Golia sempre più affamato, mai sopito e sazio. Certo, è il caso di dirlo: bastoni contro bombe. Ma la storia insegna che la preponderanza di forze non sempre è fattore decisivo sul campo di battaglia, e chi detiene il potere economico, il cittadino, è il vero ago della bilancia.

Mossi & Ghisolfi, azienda italianissima, ha sviluppato grazie alla ricerca sull’etanolo da biomassa lignocellulosica la tecnologia Proesa: bioetanolo di seconda generazione, che non deriva da prodotti agricoli alimentari come il frumento o cereali. Oggi, la produzione di biocarburanti come il bioetanolo o il biodiesel si basa su culture alimentari.

Se è vero, però, che il bilancio dell’anidride carbonica prodotta dalla combustione di questi carburanti è zero, visto che il carbonio emesso è quello sottratto dalle piante all’atmosfera, c’è anche da evidenziare quanto l’intero ciclo produttivo non sia esente dal produrre inquinamento. Bisogna tenere in considerazione anche i trasporti, l’irrigazione e i fertilizzanti che hanno un’impronta ecologica notevole. Per questo, l’Unione Europea ha vietato dal 2017 i carburanti derivanti da mais, grano, soia e palma, incentivando la cellulosa, le alghe, la paglia e la canna.

Nel caso di Crescentino, la produzione di etanolo sarà alimentata da una filiera locale utilizzando colture dedicate, non in conflitto né con le coltivazioni né con i terreni destinati al settore agroalimentare: saranno impiegati terreni incolti e marginali. Ricerca e sviluppo sono l’arma vincente di un paese che vuole definirsi moderno, e agli italiani la fantasia e la preparazione di certo non mancano. Certo, dovrà passare ancora molto tempo prima di fare il pieno di biocarburante in una stazione di servizio; nel frattempo, un uso intelligente dei veicoli può di certo ridurre l’inquinamento atmosferico. Le alternative non mancano: mezzi pubblici, “pedovia”, bicicletta e, perché no, a cavallo! Dopotutto, l’importante è muoversi, nessuno nega questo diritto: basta farlo con criterio.

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