Il mare è la bara del consumismo: ogni oggetto che compriamo, che utilizziamo e che buttiamo via potenzialmente finisce in mare.
E il mare sa come restituirci il favore, riportando a riva le immondizie più assurde, resti di chissà quali storie che arrivano da chissà quali luoghi lontani.

E’ nel mare che si identifica la fine delle cose, ed è sul mare che è iniziata la protesta artistica di Sirio e Claudia, due ragazzi che hanno iniziato a raccogliere immagini dei rifiuti incontrati lungo le spiagge del litorale laziale, per fornire una testimonianza fotografica che, al di là delle parole, sappia colpire e far riflettere.

“Le spiagge sono piene di oggetti che vengono a depositarsi a riva dopo chissà quanti chilometri di viaggio in mare – racconta Sirio – e con La fine delle cose vorremmo invitare le persone a riflettere, a consumare in modo più moderato, a smaltire i rifiuti in modo più consapevole: fotografando questi resti uno per uno, abbiamo scelto di raccontare questo scempio senza parole, di ritrarre questi rifiuti pubblicandoli senza didascalia, sicuri del potere delle immagini!”.

La galleria, pubblicata su tumblr pochi mesi fa, ha già collezionato 46 scatti che ritraggono gli oggetti più disparati in un fotoracconto che ci auguriamo possa trovare presto un lieto fine.

 

 

 

 

 

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