Uno dei primi sintomi di scarsa o cattiva ossigenazione sanguigna è rappresentato dalla stanchezza cronica, spesso accompagnata da dolori muscolari, scarsa capacità di concentrazione e perdita della memoria. Per questi problemi l’integratore giusto, che dà una mano contemporaneamente a sangue e cervello, è il ginkgo biloba, una pianta d’origine cinese nota per essere il vegetale più longevo della terra e da secoli utilizzata in medicina per prevenire l’invecchiamento fisico e soprattutto cerebrale. La biochimica moderna ha confermato ciò che i medici orientali sapevano da millenni. L’estratto delle foglie di ginkgo biloba è ricco di potenti sostanze antiossidanti, come flavonoidi, terpeni, vitamina C e carotenoidi, che liberano i tessuti (anche quelli sanguigni) dalle tossine e ne migliorano l’ossigenazione.

Il suo estratto libera il sangue dalle scorie, lo fluidifica, migliora l’apporto di ossigeno; in più, rivitalizza muscoli e nervi, per un surplus di vitalità.
Gli antiossidanti di cui è ricco il gingko biloba ringiovaniscono il plasma, rinforzano i vasi e ripuliscono il sangue dai radicali liberi. Proteggono appunto le pareti dei vasi (soprattutto le piccole arterie) e li rendono più capaci di adattarsi e di riparare i danni dell’invecchiamento. I terpeni di cui è ricco, inoltre, inibiscono l’aggregazione delle piastrine nel sangue, favorendo il flusso sanguigno ed evitando la formazione di pericolosi trombi. Grazie a tali proprietà, le foglie del ginkgo biloba non sono solo un ottimo energetico e ricostituente ma sono anche utilizzate nel trattamento della malattia di Alzheimer, per migliorare le funzioni cognitive nell’insufficienza cerebrovascolare, per i disturbi della circolazione periferica e nei soggetti affetti da calo della memoria.

Dosaggio e controindicazioni
La dose di ginkgo biloba consigliata è 100-200 mg al giorno di estratto secco di foglie (titolato in ginkgoflavonoglucosidi minimo 24% e terpeni totali minimo 6%), per cicli di 1-2 mesi interrotti da 20 giorni di pausa. L’estratto di ginkgo è controindicato in gravidanza e durante l’allattamento, nell’emofilia e in chi assume farmaci anticoagulanti o altri farmaci che inibiscono l’aggregazione delle piastrine (antinfiammatori) e anche in chi assume antiepilettici.

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La curiosità
La capacità del ginkgo biloba di proteggere il cervello è “scritta” nella forma e nel nome di questa pianta cinese: è infatti chiamata “biloba” perché le sue foglie sono bilobate, ossia suddivise in due lobi, proprio come il cervello. Anche il profilo e le “nervature” delle foglie ricordano molto da vicino rispettivamente la forma e la disposizione delle fibre nervose del cervelletto.

Fonte Riza.it