Cattive notizie per l’agricoltura italiana. Secondo uno studio condotto da due ricercatori della Stanford University, Frances C. Moore e David B. Lobell, sarebbe stato finalmente dimostrato il nesso tra lo scarso rendimento agricolo dei terreni Europei e il cambiamento climatico in atto.

I due ricercatori hanno sottoposto ad analisi le produzioni di frumento, orzo, mais e barbabietola, dimostrando che i cambiamenti climatici hanno causato un marcato peggioramento del rendimento in diverse regioni mediterranee, con particolare riguardo in Italia: in alcune aree del nostro paese si sono registrate flessioni addirittura del 30%, un danno notevole imputabile a cause climatiche.

Non solo. L’Italia registra anche un secondo record in negativo: secondo quanto rilevato dall’Ispra – l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – il nostro paese si aggiudica il primo posto nella classifica europea dei consumatori di pesticidi in campo agricolo, con un consumo pari a 5,6 kg per ettaro ogni anno – un valore doppio rispetto a quelli di Francia e Germania.

Per l’esattezza, sono stati rilevati ben 175 pesticidi diversi che viaggiano nelle acque italiane superficiali e sotterranee. Un dato che torna a far riflettere sul tema del Piano di Azione Nazionale sull’utilizzo sostenibile dei pesticidi previsto dalla direttiva europea del 2009 e adottato in Italia solo nel 2014.
“Il Piano italiano non contiene proposte concrete per tutelare la salute dei cittadini e dell’ambiente” affermano i rappresentanti delle 14 associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica che si sono riunite proprio per monitorare la situazione e di cui fanno parte Aiab, Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, FAI, Federbio, Firab, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Slowfood, Touring Club Italiano, Associazione Pro Natura,SIEP, UpBio e WWF.

Il rischio è che le multinazionali della chimica continuino a condizionare l’applicazione delle politiche europee nel nostro Paese e la destinazione di miliardi di euro di soldi pubblici che verranno spesi da qui al 2020 con l’applicazione della PAC, la politica agricola comunitaria. La stessa nuova programmazione dei Programmi di Sviluppo Rurale dalle Regioni per le misure agroambientali rischia di essere destinata sempre più a pratiche agronomiche che prevedono l’uso massiccio di pesticidi. Bisogna invece favorirne la reale riduzione principalmente attraverso la conversione al biologico, premiando quelle aziende agricole in grado di fare a meno dei pesticidi e che producono benefici per tutti: cibo sano, tutela dell’ambiente e della biodiversità agricola e naturale”.

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Ad oggi il tavolo delle Associazioni ha chiesto un incontro al Ministro dell’Agricoltura e alle Regioni per discutere la questione, ma le lettere inviate all’inizio di dicembre non hanno ancora ricevuto risposta.
Anche se speriamo in un intervento immediato delle istituzioni, ciò che rimane fattibile per noi consumatori è privilegiare il consumo di alimenti provenienti da agricolture biologiche, non solo per assicurarci che il cibo acquistato non contenga pesticidi, ma anche per sostenere queste produzioni virtuose che rischiano di sparire, soppresse da un mercato agroalimentare sempre più inquinato e corrotto.

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