Dopo l’America, anche la Cina è incappata in uno shutdown obbligato. Questa volta però non si tratta di un problema di natura finanziaria, bensì ecologica.

Una fitta coltre di smog sta letteralmente soffocando Harbin, una città che si trova nella provincia cinese nordorientale dello Heilongjiang. L’altissimo livello di inquinamento ha costretto le autorità locali a chiudere scuole e autostrade, oltre che a bloccare il traffico aereo dell’aeroporto Taiping International.

Per non mettere in pericolo l’incolumità dei cittadini, gli undici milioni di abitanti sono stati invitati a rimanere chiusi in casa.
“Da ore non riuscivo a vedere nulla al di fuori della finestra del mio appartamento. Allora ho pensato: sta nevicando forte”, ha riferito un residente ai media locali. “Poi mi sono reso conto che non era la neve, ma lo smog”. Risultato: “Da giorni ormai non vediamo la luce del sole”. Non solo: negli ospedali si moltiplicano senza sosta i casi di asma e di altre patologie legate alla respirazione.

D’altronde l’indice d’inquinamento parla chiaro. La situazione è di massima emergenza: le polveri sottili presenti nell’aria hanno raggiunto valori 40 volte superiori alle soglie di sicurezza internazionali con un quantitativo di 1000 microgrammi per metro cubo.
Un dato scioccante se si considera che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità già un’indice di 300 è da considerarsi nocivo per la salute.
Un dato che si comprende meglio guardando le foto di questa città che assomiglia sempre più ad una camera a gas.

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