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La proposta della Federazione italiana ambiente e bicicletta per un piano di mobilità ciclistica a Roma in vista della riapertura delle attività sospese per Covid 19

La bicicletta come mezzo di trasporto ideale nel passaggio dal lockdown alla normalità, quando l’accesso ai mezzi pubblici sarà limitato per tenere le distanze fra le persone, e l’uso delle auto private porterà traffico e inquinamento. La Fiab (Federazione italiana ambiente e bicicletta, la rete delle associazioni ciclistiche italiane) ha proposto alla sindaca di Roma Virginia Raggi un piano di mobilità ciclistica per la capitale, da far partire all’inizio della fase 2 dell’emergenza coronavirus.

“A quanto sostengono i media – scrive la Fiab in una lettera aperta alla sindaca -, questa Amministrazione di Roma Capitale sta valutando l’ipotesi di far salire sui mezzi pubblici un numero contenuto di passeggeri (muniti di mascherina e guanti) tale da rispettare la distanza di un metro imposta dai decreti anti-Covid. Detta soluzione sicuramente ridurrà il rischio di contagio, ma allo stesso tempo comporterà che un alto numero di passeggeri abituali, non riuscendo a usufruire dei mezzi pubblici e in mancanza di valide alternative, farà ricorso all’utilizzo dei mezzi a motore privati”.

La Fiab propone quindi all’amministrazione di Roma Capitale una rete di bike lane che restringano anche provvisoriamente le carreggiate stradali: il giro delle Mura, l’asse Tuscolana-Nomentana, l’asse Nomentana-Ostiense, l’asse Piazza Venezia – v.le Trastevere – Circ.ne Gianicolense, l’asse Tiburtino da Ponte Mammolo al Polo universitario la Sapienza.

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Fiab propone la percorribilità di tutte le corsie preferenziali alle biciclette, la possibilità di parcheggiare le bici sui marciapiedi, la realizzazione di Zone 30 (dove la velocità massima consentita è 30 km all’ora), una campagna di comunicazione per la mobilità dolce e sostenibile, convenzioni con le società di bike sharing, agevolazioni per acquisto delle biciclette.

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Una proposta analoga arriva da Bologna, una città ben più allenata a pedalare. “Si parla tanto di ripresa e fase 2”, fa notare la Consulta della bicicletta istituita nel 2013 per trattare di mobilità ciclistica con le associazioni dei cittadini – “ma senza una pianificazione” della mobilità il rischio è che il trasporto pubblico possa finire in secondo piano perché considerato insicuro (e viste anche le riduzioni del servizio), a vantaggio dell’auto privata, con conseguenti ripercussioni sui livelli di inquinamento, che in queste settimane di stop sono calati notevolmente. Per questo serve una “rete ciclabile di emergenza” e un piano della mobilità “che tenga in considerazione le mutate condizioni”.
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In queste settimane, sottolineano gli ambientalisti, “ci siamo abituati a godere dell’alta qualità dell’aria e sono in corso ricerche che porterebbero a collegare la diffusione del virus con la presenza di polveri sottili nell’aria”. Ora quindi “ci troviamo di fronte a un bivio, pericoloso e preoccupante: la capacità di reagire con un piano di incentivazione della mobilità attiva può fare la differenza”.

Fonte: http://www.repubblica.it

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